Cittadella Ospitalità della Pro Civitate Christiana

San Damiano Assisi

San Damiano Assisi, importante chiesa antica

«Quest è il luogo beato e santo, nel quale ebbe felice origine per opera di S. Francesco stesso il glorioso Ordine delle Povere Dame e sante vergini; … nel qual luogo madonna Chiara, nativa della città di Assisi, pietra preziosissima e fortissima, fu fondamento delle altre pietre sovrapposte.»
Celano, Vita I di S. Francesco, n. 18

L’antica Chiesina sorta nei secoli VII od VIII era cadente al tempo di S. Francesco che, interpretando in senso letterale l’invito rivoltogli dal Crocifisso, la riparò con le sue mani (1207). Fu il primo monastero delle Clarisse che qui dimorarono dal 1211 al 1260. Nella piccola piazza: un’edicola, con affreschi quattrocenteschi di scuola senese (Madonna con Bambino, tra S. Francesco, S. Rufino, S. Chiara e S. Damiano).

A destra della chiesa: Cappella di S. Girolamo con affreschi di Tiberio d’Assisi (1517): Vergine in trono;S. Francesco, S. Chiara, S. Bernardino e S. Girolamo; S. Sebastiano e S. Rocco. Scendendo alcuni gradini, davanti alla piazzetta: Sala francescana per convegni, per ritiri spirituali o per conferenze.

Affacciandosi, dal bel prato adiacente, magnifico panorama sulla vallata umbra.

Interno della Chiesa

La suggestione del luogo, abbrunato dal tempo e avvolto di mistica penombra, invita al raccoglimento e alla preghiera.

A destra della porta: finestra dalla quale S. Francesco gettò il denaro rifiutato dal sacerdote della chiesa, quando il Santo, per aderire all’invito del Crocifisso, vendette un carico di stoffe e il cavallo stesso, per restaurare la chiesetta.

Sull’altare: copia del Crocifisso bizantineggiante che parlò a S. Francesco.

Nell’abside: Madonna col Bambino tra S. Rufino e S. Damiano (stile bizantino). Il coro, con antico leggio al centro su stipite di pietra, porta sul coronamento degli stalli, a intarsio, una bella iscrizione invitante al puro e intimo senso della preghiera: “Non vox sed votum – non clamor sed amor – non cordula sed cor – psallat in aure Dei. – Lingua consonet menti – et mens concordet cum Deo”. Notare nella cappella a destra della navata il Crocifisso scolpito nel 1637 dal francescano fra Innocenzo da Palermo. La terribile sofferenza di Gesù espressa con forte verismo nella violenta lacerazione di tutte le membra è illuminata dalla divina serenità del volto di cui sono caratteristici i tre aspetti, facilmente riscontrabili da diversi angoli visuali: lo strazio dell’agonia; l’abbandono dell’ultimo respiro; la calma della morte.

Coretto di Santa Chiara

Tutto è conservato come al tempo della Santa: gli stalli, i dorsali, i due leggii. In una pergamena i nomi delle prime clarisse attestano la perenne presenza del loro spirito. È forse l’angolo che meglio tramanda l’eco della povertà francescana. Qui è possibile attingere un senso profondo degli invisibili valori spirituali.

Sulla parete a sinistra dell’ingresso, che ha dimezzato l’antico coro: Crocifisso con la Madonna e S. Giovanni (PierAntonio Mezzastris, 1482). Nell’angolo sinistro: stipiti e architrave di un antico ingresso. La leggenda vuole che S. Francesco qui si nascondesse, per sfuggire al padre che lo cercava nel tentativo di riportarlo a casa.

Giardino di Santa Chiara

In questo angolo dell’antico monastero, davanti al quale si apre in tutta la magnificenza l’immensa vallata umbra, Chiara coltivava un minuscolo giardino. Al di sotto del giardino era la capanna di stuoie nella quale S. Francesco, stimmatizzato e sofferente, trascorse l’inverno 1224-25 e, secondo la concorde attestazione delle più antiche fonti letterarie, compose il celebre Cantico delle Creature.

Dal giardino, continuando a salire, si giunge all’Oratorio di S. Chiara.

Oratorio di S. Chiara

Di pianta quadrata, a volta e con abside, sopra l’antico coro. Voluto da Chiara come “Cappella di S. Maria Vergine”.

A sinistra dell’altare, nella parete il ciborium, dove era conservata l’Eucaristia per le lunghe ore di adorazione diurna e notturna di Chiara e delle sue sorelle. Tracce di affreschi trecenteschi restaurati ricordano anche l’assalto dei Saraceni al monastero.

Dormitorio di Santa Chiara

In questa stanza, le clarisse riposavano su umili giacigli allineati lungo la parete. I fiori e la croce indicano il posto occupato da S. Chiara, che qui trascorse i suoi giorni di lavoro e di sofferenza, ricevendo importanti visite, tra cui, alla vigilia della morte, quella del papa Innocenzo IV. Da qui, la Santa, ammalata, la notte di Natale 1252, per un prodigio, poté assistere alle sacre funzioni celebrate nella chiesa di S. Francesco in Assisi; per questo episodio è stata dichiarata Patrona della televisione. Chiara morì in questo luogo l’11 agosto1253.

Alla parete: Crocifisso ligneo quattrocentesco, di ignoto.

Il Chiostro

Il chiostro, di mirabile armonia nella semplice costruzione, è un angolo di pace, dove il silenzio è rotto solo dal garrire delle rondini, che popolano di nidi i vecchi travi. Da qui, secondo la testimonianza del Processo di canonizzazione, S. Chiara malata, fattasi trascinare dalle consorelle fino alla porta del refettorio e prostrata dinanzi al SS. Sacramento, respinse prodigiosamente i Saraceni di Federico II nel settembre del 1240, liberando il monastero e la città di Assisi. Simile prodigio si ripeté nel 1241 contro gli avventurieri di Vitale di Aversa ed è ricordato ogni anno il 22 giugno con la festa del Voto.

Nella parete adiacente alla chiesa: due affreschi di Eusebio perugino (1507): l’Annunciazione e S. Francesco che riceve le Stimmate.

Dalla parte opposta: Galleria del Cantico delle Creature che raccoglie disegni e opere d’arte originali ispirate al cantico francescano.

Refettorio di Santa Chiara

Qui, nello splendore di madonna Povertà, S. Chiara e le sue compagne si raccoglievano per consumare i loro cibi frugali. È ancora indicato con un vaso di fiori il posto occupato della Santa. Un giorno del 1228 fu commensale delle Povere Dame il papa Gregorio IX, che impose a Chiara di benedire la mensa: su ogni pane s’impresse un segno di croce.

Sopra il refettorio vi è l’infermeria dell’antico monastero; un angolo di essa è stato trasformato in Oratorio (Cappella di S. Agnese, sorella di S. Chiara).